Il gruppo Franzia al primo posto nel mondo per numero di bottiglie di vino vendute
Tra i primi sei marchi di vino più venduti al mondo cinque sono italiani. Sono i dati delle vendite riferiti al 2008 che hanno visto in testa Franzia (24,3 milioni di bottiglie vendute), seguito da Martini(13,7), Carlo Rossi(13,3) e Tavernello(11,4).Ottima performance per quest'ultimo, il vino in brick di cartone poliaccoppiato Tetra Pak che ha agguantato la quarta posizione con 140 milioni di confezioni vendute tra la Penisola e un'altra quindicina di mercati esteri. E proprio per questo è il marchio originale più diffuso, più del terzo e primo in classifica, rispettivamente Carlo Rossi della Gallo Wine-ry e Franzia di The Wine Group (ambedue californiani con origini italiane); ma superato solo da un altro brand nostrano come Martini (di proprietà Bacardi ma prodotto in Italia), disponibile in oltre 160 milioni di bottiglie tra spumanti e vermuth in più di centoventi paesi.Insomma, se si sta ai numeri della rivista Impact, non va proprio male al vino made in Italy. O meglio ai singoli prodotti che vantano un unico brand. Com'è appunto Tavernello, il marchio della cooperativa faentina Caviro, la prima ad avere introdotto su larga scala il brick e a farne «un successo planetario sostenuto da un ottimo rapporto qualità-prezzo, certificato e scelto dal 28% delle famiglie italiane», commenta il presidente di Fedagri-Confcooperative, Paolo Bruni.
Certo, l'incertezza del mercato non è una buona consigliera nella definizione dei macrotrend, tuttavia appare evidente la forza dirompente che esprimono i vini di network dai grandi numeri. Come per altro verso vanno sostenuti e perseguiti i valori incorporati nei vini doc di qualità dei grandi marchi. E anche in questo caso l'Italia vanta leadership di assoluto valore, come testimoniano i frequenti riconoscimenti che gli,stessi americani di Wine Spectator, tendenzialmente più "altrofoni" che "italianofili", assegnano ai vini made in Italy.
Certo, l'incertezza del mercato non è una buona consigliera nella definizione dei macrotrend, tuttavia appare evidente la forza dirompente che esprimono i vini di network dai grandi numeri. Come per altro verso vanno sostenuti e perseguiti i valori incorporati nei vini doc di qualità dei grandi marchi. E anche in questo caso l'Italia vanta leadership di assoluto valore, come testimoniano i frequenti riconoscimenti che gli,stessi americani di Wine Spectator, tendenzialmente più "altrofoni" che "italianofili", assegnano ai vini made in Italy.
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